Martina Malnati

Martina Malnati

Biologa nutrizionista

Da bambina che sognava di fare la cuoca a Biologo Nutrizionista la strada è stata lunga, ma ricca di soddisfazioni. La stessa passione la metto oggi nel mio lavoro, poiché credo fermamente che una "dieta" sana ed equilibrata sia la base sulla quale costruire il nostro benessere. Aiuto le persone a impostare uno stile di vita che non necessita di rinunce ma da vantaggi salutistici a lungo termine, utilizzando un approccio integrato tra alimentazione sana ed esercizio fisico regolare.

La sindrome dell’intestino irritabile (SII) rientra nel più ampio gruppo dei disturbi funzionali gastro-intestinali.
Tali disturbi sono caratterizzati da una combinazione variabile di sintomi ricorrenti o cronici e dall’assenza di alterazioni biochimiche o strutturali.
Molto spesso sono presenti alterazione della motilità intestinale, sia in eccesso, sia in difetto. L'alvo può essere diarroico ma spesso è presente stipsi ostinata e talvolta alternativamente stipsi/diarrea. Può associarsi a cefalea, ansia, depressione. Inoltre, si registra aumentata sensibilità a livello intestinale ad una vasta gamma di stimoli: pasti, distensione, stress.
Le donne ne sono interessate in misura doppia rispetto agli uomini.

La diagnosi si basa unicamente sulla sintomatologia e sulla esclusione di patologie organiche, quali morbo di Chron, colite ulcerosa, celiachia, parassitosi, intolleranza al lattosio, cancro al colon. Sebbene i sintomi abbiano quasi sempre un andamento intermittente, la SII è una patologia tendenzialmente cronica.
D’altra parte, c’è il vantaggio, per i pazienti, di una prognosi molto buona in quanto non comporta nessun rischio di sviluppare patologie intestinali organiche, ne determina malassorbimento.

Sindrome del colon irritabile, microbiota e probiotici

È stato dimostrato in numerosi studi che la sindrome del colon irritabile è associata a una alterata composizione del microbiota intestinale.
Il rapporto, cioè, tra batteri cosiddetti “buoni” e quelli “cattivi” non è corretto.

Nei pazienti con sindrome del colon irritabile è stata dimostrata una maggiore concentrazione del batterio Metanobrevi smithii, produttore di metano che agisce anche sul transito intestinale e una minore quantità di Lattobacilli e Bifidobatteri, che favoriscono l’integrità dell’epitelio intestinale e hanno una azione antinfiammatoria.

Così come le infezioni batteriche da Salmonella, Shighella o Campylobacter, anche l’utilizzo degli antibiotici può alterare l’equilibrio della flora batterica intestinale e favorire lo sviluppo di un colon irritabile.

I probiotici, modificando la flora batterica intestinale, possono contribuire a ridurre i sintomi del colon irritabile.
In particolare, Lattobacilli e Bifidobatteri, tra cui Lactobacillus acidophilus, grazie alla capacità di resistere agli acidi gastrici e ai sali biliari, possono migliorare la sintomatologia di questi pazienti.
I probiotici vengono utilizzati nelle forme diarroiche di sindrome dell’intestino irritabile, in associazione con i prebiotici (in particolare fibre solubili come lo psyllium o la gomma di guar idrolizzata), favorendo il riequilibrio della flora batterica, si mostrano utili per ridurre la stitichezza nelle forme con prevalente stipsi o nelle forme miste.

In ogni caso bisogna evitare di restringere eccessivamente le scelte alimentari, eliminando dalle proprie abitudini diversi alimenti a cui si imputa, senza adeguata controprova, la responsabilità di scatenare o aggravare la sintomatologia.
Potrebbe essere utile, ad esempio, avvalersi di un diario alimentare da compilare con tutto ciò che si mangia, dalla mattina alla sera, per almeno due o tre settimane, segnalando anche tutti i momenti in cui i sintomi sono comparsi o si sono aggravati.

Consigli alimentari in caso di intestino irritabile

In ogni caso è possibile individuare dei consigli generali per un potenziale miglioramento dei sintomi associati:

  • Non fare pasti troppo abbondanti, ma suddividere l’alimentazione in 3 pasti principali (colazione, pranzo e cena) e 1/2 spuntini.
  • Non coricarsi immediatamente dopo i pasti.
  • Masticare lentamente e a bocca chiusa.
  • Fare attenzione a cibi molto grassi, legumi (ceci, fagioli, lenticchie, etc.) e altri vegetali che possano provocare formazione di gas a livello intestinale (rape, verza, cavolfiore, cavolo, cipolle, cardi); alcool (specie spumanti e vini frizzanti) e caffeina; acqua e bibite gassate; cibi ricchi di lattosio (latte e prodotti caseari freschi quali yogurt e formaggi freschi); chewing-gum, caramelle o altri alimenti dolcificati con polialcoli (quali sorbitolo, mannitolo).
  • Assumere ogni giorno elevate quantità di liquidi (almeno 2 litri al giorno), sotto forma di acqua o bevande di vario tipo: spremute fresche, tisane, infusi, brodi vegetali.
  • Adottare uno stile di vita attivo e praticare un esercizio regolare, in quanto esso potenzia quella parte di muscolatura del tronco coinvolta nei processi digestivi.

Attenzione alla fibra alimentare

Un’attenzione particolare va riservata alla fibra alimentare; infatti, sebbene introiti elevati sembrino giovare nella forma stitica della sindrome dell’intestino irritabile, permangono ragionevoli dubbi sugli effetti prodotti dalla fibra nei pazienti per i quali il disturbo più frequente è la diarrea.
Recenti studi, comunque, mostrano che la fibra solubile (psillio, metilcellulosa) porterebbe benefici in una vasta percentuale di pazienti.

È possibile ritrovare fibra solubile nella frutta fresca (in particolare mela e la sua buccia, agrumi, ma anche pera, pesche, prugne e frutti di bosco), avena, carote, patate. L’aumento del consumo di fibra deve essere comunque graduale e progressivo per non provocare aumento del dolore e del meteorismo, valutando la risposta individuale del paziente.

Fonti:
www.humanitasalute.it